4 mar 2014

Speciale Kengo: Master of Bushido - Katane ed onore, analizziamo l’erede di Bushido Blade!

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Terminata l’età Genkoku, che andò dal 1688 al 1704, finirono le sanguinose guerre e i Samurai non ebbero più l’occasione di rendere eterno il loro nome morendo con onore sul campo di battaglia.
Nonostante questo, erano molti i giovani e gli anziani che dedicavano anima e corpo alle arti della spada, tramandate dai vecchi maestri samurai. 
Quest’ultimi riponendo fiducia nelle loro katane e temprano il loro ki, non solo erano combattenti eccezionali, ma ricercavano anche un equilibrio spirituale, capace di far emergere una società virtuosa e dedita alla giustizia.
Proprio seguendo la via del Bushido inizia l’avventura del giocatore in questo fantastico videogioco.
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Kengo: Master of Bushido fu il primo di una saga durata tre capitoli per Playstation 2 (più un drammatico spin off per 360). Sviluppato dal team Light Weight e rilasciato da Genki nel dicembre del 2001, fu immediatamente considerato l’erede di Bushido Blade (analoga serie, tra l'altro realizzata dal medesimo team di sviluppo, in esclusiva per PSX). 
Kengo era un atipico picchiaduro 3D ad incontri con armi bianche, dove selezionando uno dei tre eroi dovevamo costruirci un nome degno di un vero samurai, tramite allenamenti, combattimenti clandestini e tornei ufficiali.
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Chi cerca un picchiaduro frenetico o estremamente tecnico, ricco di combinazioni e combo, rimarrà sicuramente deluso da Kengo. Il titolo di Light Weight cerca di concentrare il suo gameplay sull’emotività e la tempistica del giocatore, immergendolo così in una simulazione vera e propria. 
In Kengo è difficile raggiungere determinati livelli di abilità, nonostante l’impegno dedicato ad imparare nuove mosse, la sensazione di non arrivare mai a livelli alti persiste; ricordandoci così la massima tratta da Hagakure, il libro del samurai-monaco Yamamoto Tsunetomo (1659 - 1718):
“L’addestramento non finisce mai. Se un uomo pensa di essere giunto alla fine va contro lo spirito del bushido, mentre se, per tutta la vita, pensa di non essere mai arrivato, quando muore gli altri penseranno che ha completato la via del samurai. Pur addestrandosi per tutta la vita è molto difficile che un uomo raggiunga l’uno mantenendosi puro. Se non è puro, egli non raggiunge la via. Seguire il maestro e il valore militare devono diventare una cosa sola”. (I, 139)
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Proprio coloro che amano la cultura giapponese e conoscono la storia riguardante il Bushido possono apprezzare maggiormente questo titolo. Il quale non fa della potenza grafica la sua bandiera, né di inutili lustrini e di contorni di vario genere, ma concentrandosi solamente sull’importanza di far rivivere in maniera videoludica, ma allo stesso tempo coerente, certi aspetti di una cultura così particolare e complessa. 
Chi riuscirà ad immergersi in questa particolare atmosfera, più unica che rara, saprà certamente trarre il meglio da quest’opera di alto livello.
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La modalità storia è poi ricca di situazioni e occasioni e non si limita a duelli contro altri samurai. In primis vanno segnalati gli allenamenti che fungeranno per potenziare il nostro eroe. Anche se un po’ ripetitivi funzionano perfettamente per variare l’azione di gioco.
Tuttavia la maggior attrattiva è la creazione delle combo del nostro personaggio. Da semplici colpi si possono personalizzare, in maniera assolutamente libera, colpi complessi. Indispensabile è calcolare al meglio i vari tempi e tipi di attacco, come fendenti, tagli netti o spazzate. Non pensate di mettere tre colpi a caso per aver la meglio contro il nemico, bisogna essere scrupolosi nelle scelte e non lasciare punti deboli scoperti.
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Insomma se vi piacciono le simulazioni, il Giappone e amate dedicare molto tempo ad un gioco, Kengo è il titolo che saprà regalarvi grandi gioie (e forse qualche dolore). 
E’ anche un prezioso pezzo da collezione, capace (a modo suo) di raccontare un determinato periodo storico, tanto affascinante quanto lontano dalla nostra cultura. Ed è proprio il caso di chiudere questo speciale con un’altra citazione tratta dall’ Hagakure:
”Nel coltivare sé stessi, non esiste la parola «fine». Chi si ritiene completo, in realtà, ha voltato le spalle alla Via”.
Gameplay di Kengo: Master of Bushido.

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