Più che una curiosità questo è un vero e proprio delirio videoludico, partorito dalle malate (ma anche geniali) menti del team che era dietro l’adattamento della versione americana di Ninja Cop Saizou. Infatti è bene ricordare che Wrath of the Black Manta, storico titolo della Taito del 1989 a base di ninja e shuriken, è il nome occidentale di Ninja Cop Saizou.
Oltre al cambio di titolo la versione americana (da cui è tratta anche quella europea) apportava molte modifiche rispetto alla release giapponese; questi non si limitavano solo alla sostituzione delle schermate, ma anche al cambio di interi pezzi di stage e la sostituzione dei boss con nuovi ceffi. Tra quest’ultimi spiccava sicuramente il cattivone finale, il protagonista di questo articolo.
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El Toro (così si chiamava il cattivone di turno) è molto probabilmente uno dei boss più criptici e surreali della storia dei videogame. In primis perché la sua presentazione era, come dire, bizzarra… appariva letteralmente da un jukebox, strisciando in loop da destra e sinistra tenendo Taro (allievo prediletto del nostro protagonista). Se questo non bastasse a rendere il tutto ridicolo, i buontemponi americani pensarono bene di “attivare" il misterioso jukebox solo tramite il lancio di una stellina ninja… scena che forse cercava di rievocare il videoclip di Smooth Criminal del compianto Michael Jackson. Neanche a dirlo: una volta “introdotto lo shuriken nel jukebox” partiva pure la canzone.
Ma le stranezze di El Toro non finiscono qui. Il gioco suggeriva che per sconfiggerlo bisognava utilizzare solo quattro tra le tecniche segrete del nostro ninja. Molto probabilmente questa caratteristica l’ha reso sia il boss più veloce da sconfiggere dell’era 8 bit, sia il più stressante da affrontare. Già, perché individuare in sequenza tutte le quattro tecniche da utilizzare non era affatto facile e una volta mancata una c’era il serio rischio di perdere una preziosa vita. Diversamente, memorizzate le tecniche, poteva essere sconfitto in pochissimi secondi.
Tuttavia anche prima di morire il caro El Toro ci regala un’altra stranezza. Con un determinato colpo speciale era possibile privarlo del suo… parrucchino. Di certo un’immagine davvero poco edificante per un grande boss del crimine, ma il tutto appare ancora più ridicolo se pensiamo che questo succedeva proprio nello scontro finale, il quale dovrebbe essere il momento più serio dell’intera avventura!
Al di là di queste bizzarrie, Wrath of the Black Manta rimane ancora oggi un action godibile e davvero ben realizzato. Un titolo che anche grazie a stranezze del genere è rimasto nel cuore di molti appassionati cresciuti con la console 8 bit Nintendo.
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