La saga di Street Fighter deve il suo successo commerciale al secondo capitolo, il quale considerarlo semplicemente vincente è estremamente limitativo. Street Fighter 2 può essere considerato il Pac Man degli anni 90, il Mario Bros della Capcom e il gioco che portò definitivamente il mondo dei videogame allo stato maturo. Il sequel di Street Fighter aveva tutte le caratteristiche che elevano un semplice passatempo ad un ‘ opera d’arte, la quale non si limita a divertire ma rispecchia il proprio tempo. In quegli anni i giocatori un po’ più smaliziati erano stufi di personaggi caricaturali e ambientazioni poco varie anche se numerose, si cercava qualcosa con più carattere, qualcosa di più corposo, era giunto il momento per l’industria dei videogame di fare lo step successivo, emanciparsi e divenire maturo. Solo il picchiaduro Capcom riuscì a garantire questo, nonostante in passato ci furono già stati numerosi sforzi di rendere un videogioco una piccola opera più complessa di un semplice passatempo, inserendo storie multiple e personaggi realmente vivi intricati tra loro. Uno di questi esperimenti fu tentato dalla Capcom stessa proprio con il primo episodio di Street Fighter del 1987, il quale non ebbe la fortuna del suo successore, ma ha ugualmente molto da raccontare.
Street Fighter fu rilasciato nel lontano 1987 da Capcom per essere usufruito sui sistemi arcade. Nonostante la qualità della allora futura CPS (scheda che diede vita a giochi come il secondo episodio e Final Fight) era ancora lontana (ma neanche troppo, la prima CPS fece il suo esordio l’anno seguente con Forgotten Worlds) il primo episodio del fighting game della casa di Osaka si difendeva decisamente bene. Già allora poteva contare su sprite grandi e colorati ospitati in background spaziosi. Il chip sonoro non era dei migliori, tuttavia poteva contare su una varietà davvero soddisfacente per l’epoca. Ma quello che rimane impressa dell’ opera del game design Takashi Nishiyama (che troverà la sua fortuna lasciando la Capcom per lavorare con SNK a giochi del calibro di Art of Fighting e Fatal Fury) è sicuramente la capacità di creare un piccolo universo fatto di personaggi e storie. Molti ancora oggi ammoniscono Street Fighter come non determinante per il genere picchiaduro dal momento che prima di esso uscirono titoli come Yie Ar Kung Fu della Konami che gettarono le basi per i giochi di lotta. Ma al di la delle indiscutibili novità introdotte da Capcom, tra le quali è bene ricordare i 6 bottoni (tre calci e tre pugni), due protagonisti selezionabili e set di mosse per eroe e nemici personalizzato; quello che lo rese un pioniere del genere fu il concept stesso, il background narrativo.
La storia nella sua semplicità era estremamente efficace. Ryu e Ken, due ragazzi praticanti di arti marziali, girano il mondo per affrontare vari combattenti dalle più svarianti nazioni alla conquista dell’ambito titolo di campioni del torneo di Street Fighter. Detto così al giorno d’oggi sembra davvero poca cosa. Tuttavia bisogna tenere conto che all’epoca imperversavano i film di lotta; erano gli anni 80, gli anni di Karate Kid, Guerriero Americano, dei film di Steven Seagal e di Jean- Claude Van Damme; c’era una vera e propria mania per le arti marziali e non poteva essere altrimenti dopo il successo mondiale ottenuto da Bruce Lee negli anni 70. Così fu inevitabile che questo ispirò anche i videogame. La Capcom ebbe l’intuizione di non relegare il mondo di Street Fighter solo ad un determinato contesto ma di ampliarlo inserendo vari combattenti non solo di nazionalità diverse ma anche con stili di lotta completamente differenti. Avevamo Retsu il monaco esperto di Shorinji Kempo, Geki il Ninja, la boxe di Mike, Joe un esperto kickboxer, le arti marziali cinesi di Lee e Gen, Birdie il classico picchiatore da strada, Eagle esperto con l’uso di armi e infine i due temibili boss campioni di Muay Thai. Ognuno di essi poteva contare su proprio aspetto fisico caratteristico e una storia alle spalle, che seppur semplice legava il tutto dando vita ad una delle saghe più famose della storia videoludica.
Era proprio questa caratterizzazione della storia l’approccio innovativo a rendere Street Fighter qualcosa di unico nel suo genere (e non). Ma non era certo tutto rose e fiori, se l’idea di creare un gioco complesso a livello di storia e ambientazioni era riuscito, così come quello di realizzare un comparto tecnico adeguato, il gioco non riuscì completamente a soddisfare a livello di gameplay. Non bastarono le idee innovative apportate, l’ IA era troppo meccanica per risultare avvincente fino in fondo. La buona caratterizzazione dei personaggi cozzava contro una IA troppo artificiosa e un controllo del protagonista non certamente preciso. Così l’atmosfera creata dalla storia veniva man mano che si avanzava nel gioco resa vana da un gameplay immaturo. Certamente Street Fighter rimane ancora un buon gioco, storicamente importante, ma l’eccessiva ingenuità del titolo non poteva garantire quel passo decisivo capace di mescolare background narrativo ad una giocabilità eccelsa, creando la giusta armonia armonia per rendere l'opera un capolavoro come invece accadde con il suo stratosferico seguito.
FIGHTING STREET – Il nostro tributo:
Per noi Street Fighter è un titolo davvero importante. Così come tutte le opere ideate da Takashi Nishiyama, il geniale game designer capace di dare maggior colore al mondo dei picchiaduro. E questo nostro tributo chiamato semplicemente Fighting Street (nome tratto dalla versione cd-rom del Pc-Engine) è un omaggio che vogliamo fare alla saga della Capcom con la speranza di far rivalutare il primo capitolo anche ai nuovi videogiocatori o a chi non è mai riuscito ad apprezzarlo. Tuttavia Fighting Street non è un remake nel senso stretto della parola ma un vero e proprio gioco parallelo che riprende lo spirito dell’ originale Street Fighter con le sue ambientazioni e personaggi, le musiche e gli effetti sonori e tutta l’atmosfera degli anni ottanta. In un sistema di gioco che non vede più semplici incontri uno contro uno, ma in un gameplay incentrato sull'azione a scorrimento con fasi beat em up, platform e action.
Per realizzare questo ci siamo affidati come al solito all’ottimo OpenBor (engine dedicato ai picchiaduro a scorrimento laterale) e il cambio di genere ci ha permesso di inserire nuove featuring per “svecchiare” il gioco originale. Come l’opportunità di inserire nemici comuni ad ogni livello ispirati ai vari lottatori del primo torneo di Street Fighter (vedi prima foto sotto) o creare stage inediti. Abbiamo anche lavorato sulla grafica (anche se sostanzialmente è rimasta fedele all’originale) quindi oltre ai nuovi nemici e stage editati abbiamo anche cambiato le palette del gioco (vedi la seconda foto sotto) e aggiunto o modificato animazioni originali e sprites (come ad esempio quello della mossa Hadoken). A proposito del cambio di palette qualcuno ci ha chiesto perché la scelta di far castano Ryu e non di lasciarlo in stile “ginger” della versione originale. Il motivo principale è stato quello di rendere Ryu più vicino al secondo capitolo, quindi più freddo e maturo, meno infantile rispetto all’originale.
Vero fulcro di Fighting Street sarà la modalità storia, la quale sarà arricchita e aggiornata con le fonti nuove che la Capcom ha fornito negli anni successivi e la presenza di nuovi personaggi (come il maestro Gouken). Lo story mode non sarà statico ma evolverà con molte schermate e intro, così come il gameplay non sarà limitato ad un genere ma varierà in base al livello. Ryu e Ken verranno usati in modo alternativo tra uno stage e l’altro e acquisiranno mosse con il progredire del gioco, così come potranno accumulare punti esperienza sconfiggendo i nemici in modo tale per passare a livelli superiori. Ma la modalità storia non sarà l’unica opzione di gioco, garantiamo anche una modalità arcade dove sarà possibile sbloccare personaggi nuovi (delle vere e proprie sorprese) e la possibilità di giocare in doppio.
In conclusione questo progetto avrà poco a spartire con l’originale titolo Capcom a livello di gameplay, ma quello su cui volevamo concentrarci maggiormente era far rivivere l’atmosfera del gioco originale il quale nonostante l’età avanzata e un’ ingenuità che da sempre l’ha contraddistinto non ha però mai perso il suo fascino genuino fatto di passione e spensieratezza, lo stesso che ha consacrato il secondo episodio tra i più grandi capolavori di sempre.
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L’appuntamento è per questa estate, per maggiori info potete seguire anche il nostro blog sulle release.
Ragazzi volevo complimentarmi con voi, questo progetto sembra veramente un lavoro con i controfiocchi e lo aspetterò con ansia!
RispondiEliminaSono un amante dei picchiaduro e di Street Fighter in primis, vi auguro il meglio e continuate così che siete grandi!
Grazie mille Tank, ci fa molto piacere il tuo commento ed è sempre una carica in più a continuare e migliorare.
RispondiEliminaAnche noi amiamo Street Fighter e i suoi grandiosi personaggi!