Dororo, conosciuto in Europa con il titolo di Blood Will Tell, è un videogioco per Play Station 2 del 2004 prodotto e sviluppato da SEGA, tratto dall’omonimo manga di successo del 1967 di Osamu Tezuko . Per chi non conoscesse la storia dell’opera ecco un breve riassunto: Kagemitsu Daigo offrì 48 parti del corpo di suo figlio come dono ad altrettanti demoni. Quando nacque egli fu così privato di occhi, naso, bocca, braccia, orecchie e tutte le restanti parti. La madre, all’insaputa di Kagemitsu, mise il bambino in una cesta e l’abbandonò in un fiume nella speranza di salvargli la vita dal folle padre. La cesta venne ritrovata da un medico di nome Jyukay, il quale si prese cura di lui. Chiamò il bambino Hyakkimaru e gli costruì un corpo artificiale, permettendogli di muoversi e combattere quasi come chiunque altro. Dopo aver compiuto diciotto anni Hyakkimaru decise di andare alla ricerca dei demoni con sue 48 parti del corpo. Durante questo viaggio farà la conoscenza con Dororo, un orfano ladruncolo segnato da un misterioso destino.
Sebbene il titolo SEGA si rifaccia a grandi linee a titoli action storici come Devil May Cry o Onimusha, Blood Will Tell riesce ad aggiungere qualcosa in più, grazie alla perfetta lettura del manga di Osamu Tezuko. Impresa non di certo facile vista la storia particolare e complessa dell’opera originale di Dororo, difficilmente adattabile senza un’accurata e studiata sceneggiatura alle spalle.
Ed è proprio sulle sensazioni, sulla trama e sull’interpretazione che ruota tutta la magia di questo titolo. L’esperienza di gioco è arricchita da piccole trovate originali e spiazzanti. Ad esempio prima di riprenderci gli occhi dal primo demone il gioco si svolgerà completamente in bianco e nero con un effetto leggermente sfocato. Una volta recuperati vedremo tutto nella sua totalità, come a simboleggiare la nostra cecità insieme a quella del protagonista Hyakkimaru.
Un gioco di immedesimazione riuscito, il quale ci accompagnerà per tutte le 47 parti da recuperare, trasformando la nostra avventura in un viaggio fatto di percezioni, simbologie e situazioni forti, oltre che di azione serrata.
Il gameplay scorre fluido e veloce, fatto di grandi aree da esplorare e tanta azione. Accompagnati da Dororo (utilizzabile anche dal secondo giocatore) Hyakkimaru dovrà vedersela con trappole, nemici e boss di ogni genere. Non manca la crescita del personaggio, traducibile in più resistenza e maggiori combo e mosse speciali a disposizione. Tutto equilibrato al meglio. Il gioco ha un livello di difficoltà davvero ben bilanciato, in grado di intrigare i giocatori meno esperti e di aumentare l’interesse negli hardcore gamers.
Davvero un’eccellente calibrazione se si pensa che Blood Will Tell è principalmente un titolo su licenza. Anche sul discorso longevità il gioco supera le aspettative. Con oltre 20 ore si attesta come uno dei titoli action più longevi per Play Station 2.
Inoltre, se queste non bastassero, il titolo SEGA nasconde un finale alternativo sbloccabile solo tramite l’utilizzo del proprio set di armi e combo. A livello di giocabilità quindi è pressoché impeccabile.
Tecnicamente il titolo già all’epoca non era tra i migliori per la console SONY. In ogni caso superava la media e possiamo apprezzare ancora oggi i grandi scenari e il numero non indifferenti di nemici su schermo. Il design invece convince. “Svecchiando” lo stile del manga originale di Osamu Tezuko, il team grafico ci regala un design accattivante e ben adatto al mondo dei videogiochi. Apprezzabile e degni di nota anche i boss, spesso davvero enormi e ben animati.
Peccato solo che manchi quella ricerca al dettaglio che abbiamo potuto apprezzare nella saga di Onimusha della Capcom, la quale ancora oggi risulta più che gradevole.
Mentre il sonoro è di buona fattura, con voci digitalizzate e musiche degne di un anime giapponese di tutto rispetto.
Ci sentiamo di consigliarlo ancora oggi, ad un passo dall’uscita della Play Station 4. Perché oltre ad essere un oggetto di indubbio valore tra i collezionisti di retrogaming e per gli amanti di manga, il lavoro svolto dalla SEGA è anche un’opera davvero preziosa nel mondo videoludico.
Un action raro, per certi versi coraggioso, per altri fin troppo classico, ma sempre godibile; ricco di emozioni e sensazioni da offrire. Nonostante sia un titolo di nicchia rimane uno dei titoli maggiormente riusciti nella generazione 128 bit, ancora oggi capace di regalare divertimento e poesia. E scusate se è poco.
Info sul manga (da Wikipedia, in italiano)
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