Joymasher è un piccolo team indie brasiliano composto da quattro persone dedite a creare nuovi giochi in vecchio stile. Il loro primo piccolo successo corrisponde al nome di Oniken, duro e puro action 2D dal look e dal gameplay volutamente ispirati alla scena anni 80/90 dell’era 8 Bit.
Tuttavia la voglia di tributare il passato non ha portato il team a fare un titolo poco ispirato, con il classico concept scialbo e già visto. Oniken nella sua più bieca tamarraggine è un sano elogio agli anni 80, in solo colpo unisce con sapienza la parte più ignorante del mitico manga Hokuto No Ken, con il gameplay frenetico e punitivo di Ninja Gaiden. Un mix che alla fine dei conti non solo si rivela geniale, ma che colma anche una mancanza, infatti il titolo di Joysmasher è un titolo con una sua linfa vitale, essenziale da essere custodito nella collezione di ogni buon retro gamer.
Oniken è un’organizzazione militare che ha preso il controllo del mondo dopo che quest’ultimo è stato devastato da un attacco nucleare. I pochi sopravvissuti devono vedersela con macchine volanti, robot e militari super addestrati senza alcun scrupolo. L’unica luce si riflette in Zaku, un omaccione che evidentemente è cresciuto a steroidi e con la saga di Ken il Guerriro come unico riferimento. Ci verrà presentato come un burbero guerriero senza paure e dal passato sconosciuto, in grado di decimare con la sua spada interi eserciti.
Questo è il plot narrativo che ci trasporterà nel mondo di Oniken, dove personaggi e citazionismo creano un’esperienza di gioco a modo suo unica e intrigante, la quale lascerà qualche sorriso ma anche tanta sana adrenalina.
A livello grafico ci troviamo di fronte ad un gioco che difficilmente non ci lascerà la sensazione di giocare a qualche emulatore per NES o SEGA Master System. La grafica 8 bit è davvero riprodotta fedelmente grazie ad un buon utilizzo delle palette e di una grafica minimale, a metà strada tra Contra, Ninja Gaiden e Strider; il tutto condito da cutscene davvero sfiziose, capaci di estremizzare la già non sobrissima storia (e questo va ricordato che è una nota più che positiva!).
Buono anche il sonoro, in particolare le musiche in chiptune, entrano nella testa dopo pochi secondi per non lasciarla più, regalando quel senso di familiarità ogni volta che si riascoltano.
Arriviamo alla giocabilità. Oniken è roccioso e impegnativo come la stragrande maggioranza dei titoli del passato. I salti millimetrici e i nemici posizionati nei luoghi più fastidiosi possono diminuire sensibilmente la vostra possibilità di entrare in paradiso. Tuttavia proprio da questa difficoltà e dall’impegno di assimilare al meglio i controlli (che poi si riducono a colpo, bomba e salto) nasce la gratificazione e l’irresistibile voglia di portarlo a termine.
Il level design è ottimo, e anche se il gioco offre solo sei livelli (più uno bonus…) difficilmente non si rimane sazi; le varie situazioni di gioco più disparate e le divertentissime boss battle ci danno tutto quello che un titolo ha da offrire, senza fronzoli o inutili allungamenti.
Oniken è senza ombra di dubbio un titolo di nicchia riservato a pochi. Il tasso nostalgico è alto, così come la passione che trasuda da ogni pixel. Il mercato videoludico ha anche bisogno di videogiochi di questo tipo, fedeli al passato, in grado di farci tornare per qualche ora indietro nel passato e soprattutto in grado di raccontare a modo loro una parte della storia videoludica, che nel suo piccolo ha ancora molto da insegnare.
Video gameplay di Oniken.
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