11 nov 2013

Speciale: Elogio alla videogiocatrice!

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Videogiocatrici si nasce e si diventa. Ma soprattutto si combatte per esserlo. Nonostante l’industria videoludica si sia aperta molto in questi ultimi anni verso il gentil sesso, qui in Italia (ma non solo) il concetto videogioco + ragazza è ancora difficilmente assimilato.
Ad esempio, avete mai visto come sono trattate le ragazze nelle sessioni online? Molti utenti tendono a favorirle, altri addirittura ad insultarle con aggettivi degni dell’uomo delle caverne. Per parecchie persone sembra difficile riuscire con naturalezza ad approcciarsi davanti ad una videogiocatrice.
Anche gli hardcore gamers di annata, quelli più vecchi come il sottoscritto. Quelli che hanno passato l’intera infanzia tra un brufolo schiacciato, una puntata di Ranma e uno sfottò perché erano giocatori in un’epoca poco avvezza alle cianfrusaglie tecnologiche; fanno ancora fatica ad accettare una realtà che di per sé non ha davvero nulla di strano, semplicemente: anche alle donne piace videogiocare!
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Ritengo il videogioco una forma di intrattenimento e arte, allo stesso livello di musica, letteratura e cinema. Qualche gioco esce meglio, altri peggio. Qualcuno è artisticamente più valido, qualcun altro meno.
Ma sono comunque strumenti capaci di suscitare emozioni. Già solo per questo semplice concetto mi sembra davvero superfluo fare distinzione tra uomini e donne. Nessuna persona mediamente intelligente farebbe distinzione tra maschio e femmina negli ambiti artistici (e aggiungerei in qualsiasi altro). Però nel mondo dei videogiochi succede ancora.
Certo, non è l’unico, ben lungi da affermare questo, ma la differenza è che succede ancora in maniera troppo rilevante (e disarmante). Addirittura, per citare nuovamente i gamers vecchio stampo, alcuni si sentono offesi e derubati del loro hobby preferito dall’ascesa delle donne nel mondo videoludico; mischiando teorie discutibili e racconti personali improbabili. Ho sentito e letto frasi del genere: 
“Cosa? Una volta il nerd moriva solo nella propria stanzetta e ora vi spacciate tali solo perché va’ di moda farlo? Tornate in cucina, i videogame sono cosa da uomini!”.
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Inutile è specificare a questi ragazzi, o meglio uomini, che usi e costumi lì fuori sono cambiati, anche se le loro camerette piene di poster e riviste di dubbio gusto sono per molti rimaste identiche.
Tante ragazze oggi crescono con genitori videogiocatori, altre con amici videogiocatori e amiche videogiocatrici. E’ normale che l’aumento del mercato videoludico abbia anche i suoi risvolti sul pubblico femminile e sociale. Il quale comunque non è mai stato così piccolo (forse in Italia meno grande, ma non di certo piccolo).  
Molte sono infatti anche le videogiocatrici over 30, cresciute con giochi arcade di tutto rispetto come Super Mario Bros, Ghosts 'n Goblins o Puzzle Bubble. O qualche anno dopo con i classici per console 32 bit come gli episodi di Final Fantasy, Crash Bandicoot e di Tomb Raider. Il fatto che molti non le hanno mai conosciute, o che la stampa italiana se ne sia accorta troppo tardi, non significa necessariamente che non sono mai esistite. Quindi la questione sulla moda è molto esile. Ricordando, tra l’altro, che il casual gaming coinvolge tutti e due i sessi, senza distinzione.
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Ma oltre a qualche hardcore gamer puro e duro, anche tra i giovanissimi la cosa non è delle più rosee. Una videogiocatrice avrà sempre a che fare con allusioni sessuali o inutile estremizzazione di fair play da parte di molti ragazzetti. La prima si commenta da sé, mentre per la seconda è giusto specificare una cosa. Una ragazza quando gioca cerca sfida e divertimento, esattamente come un maschio, quindi è inutile usare un comportamento da essere “superiore” e renderle più abbordabile una sessione a Call of Duty o a World of Warcraft. Non c’è davvero bisogno di queste “astuzie”, oltre ad essere un atteggiamento sgradevole dimostra davvero una chiusura mentale da paleolitico, perché è come una totale sfiducia per quanto concerne le loro abilità.
E questa cosa è davvero incredibile pensando al stragrande numero di giocatori capaci di assumere atteggiamenti simili solo perché hanno davanti una videogiocatrice.
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Anche i commenti (per non parlare di consigli o critiche tecniche) da parte delle ragazze in ambito videoludico vengono spesso presi poco seriamente e snobbati.
Eppure, nonostante il mondo dei videogiochi non abbia avuto molto riguardo verso le signorine per almeno i primi 20 anni di vita, più di qualche donna affermata nella grande industria c’è. Ad esempio Roberta Williams, cofondatrice della Sierra e autrice della bellissima saga King’s Quest. Se siete tra i tanti amanti di Uncharted, non potete non aver mai sentito il nome di Amy Hennig del team Naughty Dog. E nell’ambito indie troviamo Julie Uhrman, CEO e mente della console open-source OUYA, in passato ha anche lavorato per settore giornalistico dei videogame. Insomma, figure professionali importanti e in grado di svolgere al meglio il proprio lavoro.
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Ovviamente questo articolo non vuole essere una generalizzazione e neanche drammatico. La maggior parte dei videogiocatori sono persone OK e in grado di condividere la loro passione con tutti. Ma è importante evidenziare un problema irrisolto tra il mondo dei videogiochi e le ragazze. Causato principalmente da marketing maggiormente mirato ad un pubblico di uomini (e forse ormai anche obsoleto) e da retaggi culturali intriseci in ruoli prestabiliti (ad esempio l’informatica è ancora oggi visto un indirizzo di studio maggiormente consono agli uomini).
Il mondo dei videogiochi, spesso si sente lamentare dai giocatori, ha bisogno di evolvere per raccontare e far vivere sempre emozioni nuove e pure. Ricordiamoci però che l’industria potrà evolvere solo quando saremo capaci di evolvere anche noi con essa, e il primo passo come sempre è il rispetto reciproco unito ad una crescente apertura mentale. Senza contare che la presenza e l’inventiva delle donne non potranno fare altro che rendere più ricco e creativo il settore, come è già successo in altre realtà e nello stesso videogame business.
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5 commenti:

  1. In effetti spesso (ma non sempre) videogiocare per una ragazza significa ciò che è descritto nell'articolo: derisione, esclusione dal gioco etc. Vorrei fare anche notare una cosa (per personale esperienza): rispetto ai gdr come d&d giocati attorno ad un tavolo e quindi "faccia a faccia", i videogame conoscono maggiormente questo fenomeno...chissà che non sia dovuto al fatto che stuzzicare pigiando tasti sia più facile che non darlo a vedere. Un esempio? il corto "The gamers" (lo trovate su youtube) ne è un buon esempio. Grazie dell'articolo! =)

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  2. In effetti, le cose vanno più o meno così. E, come è stato detto nell'articolo, come videogiocatrice over 30 ed admin di una pagina proprio chiamata "Videogiocatrici", nata da questa mia passione per il mondo videoludico, posso confermare che ci siamo sempre state, in tutte le ere, in tutte le generazioni. Rassegnatevi, è così.
    La mia esperienza è iniziata grazie ai Game & Watch, che spopolavano nella mia scuola. Poi, ho conosciuto il mondo delle console e degli arcade grazie ad altre ragazze. Per tutta la mia vita, la passione per i videogiochi non ha mai smesso di essere un modo per fare amicizia con altre ragazze con questa passione in comune.
    Ed è anche vero che spesso evitiamo di farci riconoscere nel gioco online, per poter giocare in pace, senza favoreggiamenti né battute disgustose.

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  3. Grazie per aver raccontato le vostre esperienze. I fatti parlano più di mille parole... e aprono gli occhi sulla realtà! ;)

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  4. Io sono sposato con una ragazza con cui condivido il 90% di passioni tra fumetti, abbigliamento particolare , letteratura, arte, ecc e anche videogiochi! tanto per dire stiamo giocando insieme a dark souls... max

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  5. Ciao Max, cosa dire?! BEATI VOI! Continuate così! :D

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