Prima di iniziare a parlare di questa pietra miliare della storia dei videogiochi è giusto avvisarvi che per questo articolo abbiamo voluto usare una “tecnica nuova” per catturare le immagini del gioco. Ovvero adoperando semplicemente una fotocamera a presa diretta dal televisore, in modo da emulare i vecchi screenshot di certe riviste anni 80 e 90. A tal proposito fateci sapere cosa ne pensate dell’esperimento lasciando un feedback tra i commenti.
Dopo questa premessa iniziamo a parlare di Suikoden (anche conosciuto come Gensō Suikoden), JRPG della Konami concepito nel 1995 per SEGA Saturn e Play Station. Solo in quest’ultima troverà un giusto riconoscimento, riuscendo addirittura a dare il via ai giochi di ruolo a stampo nipponico nel Vecchio Continente, grazie ad una versione PAL davvero coraggiosa per la sua epoca, dove certi generi erano ancora (quasi) un tabù.
Ogni volta che si parla del primo Suikoden è impossibile non citare la “rivalità” con il ben più noto Final Fantasy VII della Squaresoft. Nonostante sia solo la tipologia di gioco ad accumunare i due titoli, e poco altro, la rivalità nasce in ambienti underground tra appassionati di role play game, dove i due schieramenti di fans cercano di dimostrare come il loro titolo favorito sia migliore dell’altro. I due titoli spesso sono catalogati così: Suikoden rappresenta la tradizione, Final Fantasy VII il nuovo.
In realtà il discorso è molto più intricato. Suikoden pur avendo un look e meccaniche di gioco ancorate all’era 16 bit presentava dei veri e propri guizzi di genio, spesso anche più efficaci del titolo Squaresoft. Se in Final Fantasy VII il giocatore poteva sperimentare qualcosa di completamente nuovo per la sua epoca, in Suikoden poteva vivere una storia raccontata in modo classico ma ricca di elementi unici e puramente ludici, lontani dal proporre solamente coreografie pirotecniche.
La storia del primo Suikoden narra gli avvenimenti della caduta del regno imperiale di Scarlet Moon, dopo secoli di comando, e l’alba della Toran Republic. Nei panni di Tir McDohl, figlio di Teo McDohl, verremo chiamati a prendere parte all'armata di liberazione, dopo che una serie di vicissitudini porteranno il nostro eroe a custodire la Runa della Vita e della Morte, affidategli dalla suo amico Teo.
Da questo incipit parte la narrazione del titolo Konami, dove si diramerà in più strade, pur rimanendo fondamentalmente la stessa. Infatti, oltre ad arruolare un esercito di ben 108 personaggi (i quali svolgeranno lavori diversi, spaziando da combattenti e strateghi, fino a locandiere e giocatori d’azzardo), il giocatore potrà scegliere se risparmiare un determinato nemico o perdere determinate battaglie chiavi. Inoltre, riuscendo ad arruolare tutte le 108 stelle del destino (cosa non proprio semplice) si potrà assistere ad un finale segreto, con un colpo di scena (niente spoiler, tranquilli!).
Oltre ad una storia ricca di scelte, il gioco offre anche un gameplay solido, dove il nostro party (composto da sei personaggi) potrà essere personalizzato tramite i personaggi da noi reclutati durante l’avventura (ovviamente per averli con sé sarà necessario arrivare ad un punto della storia o svolgendo missioni secondarie), lasciando così molta libertà al giocatore per come affrontare gli scontri. Quest’ultimi si svolgono a turni, implementando un sistema di Rune ed elementi, regalando così una buona dose di strategia dal momento che sono quasi completamente personalizzabili (escludendo le abilità uniche di certi guerrieri).
La grafica si abbina perfettamente al contesto narrativo, forse il battle system poteva essere curato di più a livello di animazioni (come poi succederà con il secondo episodio) ma la grafica 2D di Suikoden è a dir poco meravigliosa. E poco importa che sia semplice, quello che davvero importa è che sia perfetta per la storia. Discorso simile per la longevità, è vero Suikoden non è particolarmente lungo ma ogni singolo avvenimento nella storia è cruciale, epico, romantico, poetico e indimenticabile. Non esistono punti morti in Suikoden, non c'è la brama di spingere il contatore delle ore, c'è solo la voglia di divertire e di far appassionare il giocatore. Cosa non sempre compresa dai game designer di giochi di ruolo giapponesi.
Oltre a questo Suikoden ha un fattore rigiocabilità non indifferente, infatti penso di averlo finito almeno una decina di volte. Prendere tutte le 108 stelle del destino non sarà per niente facile (a meno che non abbiate una guida a portata di mano) ed è dannatamente divertente perdersi in quel vasto mondo per scoprire nuovi personaggi, nuove missioni, nuovi dialoghi... .
Suikoden è uno dei rarissimi giochi perfetti dove i difetti non sono reali ma scelte stilistiche che possono essere comprese o meno ma fanno parte dell'opera. Suikoden è un capolavoro che andrebbe riproposto ad ogni generazione, per ricordare che una buona idea vale più di migliaia di poligoni.
Nota: Per chi non conosce l’inglese può usufruire di una patch amatoriale che renderà la vostra copia backup del disco originale completamente tradotto in italiano (qui il link dove scaricarla: http://www.sadnescity.it/traduzioni/suikoden1/suikoden.php ).
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